L’allenamento fa bene all’iperteso?

In quest’ultimo periodo gli studi sul rapporto tra ipertensione ed attività fisica sono innumerevoli. Cercherò di sintetizzarli per dare al lettore le notizie basilari.
Gli adattamenti dell’apparato cardiovascolare conseguenti all’attività motoria sono molteplici, mi limiterò ad evidenziare quelli che sono in rapporto con il nostro problema: l’ipertensione.


Si è visto che in seguito ad attività fisica si ha una riduzione del tono simpatico ed un aumento della densità capillare. Sebbene questi due effetti evidenzino come l’attività fisica faccia bene agli ipertesi, la cosa non è così semplice, in quanto durante un’attività fisica impegnativa la pressione aumenta, mettendo in pericolo lo sportivo iperteso. Quindi, riassumendo, quando si pratica attività fisica la pressione aumenta, invece nel lungo periodo di tempo (cioè in seguito ad un allenamento prolungato) la pressione diminuisce. Queste mie affermazioni possono sembrare contraddittorie, però finora non ho parlato né del tipo di esercizio, né del grado di ipertensione.


Il rischio cardiovascolare di un soggetto aumenta progressivamente per valori di pressione superiori ai 115/75 mmHg, per sconfinare nel patologico (si parla di ipertensione) oltre i 140/90 mmHg, generalmente si ritiene che una pressione leggermente più bassa sia un elemento protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari.
Possiamo classificare gli ipertesi in due gruppi: gli ipertesi “borderline”, con valori pressori di 135-140 mmHg di massima e 85-95 mmHg di minima, e gli ipertesi veri e propri, che hanno la sistolica superiore a 140-160 mmHg e la diastolica superiore a 90-95 mmHg.
Si è visto che, in seguito ad attività fisica adeguata, negli ipertesi “borderline” si ha una notevole riduzione dei valori pressori sia massimi che minimi; negli ipertesi stabili, invece, le ricerche sono discordanti, però secondo parecchi autori (Hanson, Bonanno, Comasink) anche negli ipertesi stabili la pressione diminuisce.


Vediamo ora l’attività fisica consigliata ed il modo di fare l’allenamento senza correre rischi. L’iperteso è un malato e come tale ha bisogno di accorgimenti particolari: l’attività fisica dev’essere di tipo aerobico e di tipo dinamico; lo sforzo fisico dovrebbe essere graduato in modo da provocare un aumento della frequenza cardiaca fino a valori pari a circa il 70% di quella teorica massimale; il programma allenante dovrebbe prevedere almeno tre sedute di allenamento a settimana, della durata di circa 45 minuti ciascuna, che sono sufficienti ad ottenere un buon calo pressorio (Lewis e Comann dell’International Board of Medicine). Si deve incominciare con un po’ di ginnastica a corpo libero, poi si sceglie lo sport, che dev’essere di tipo aerobico e di tipo dinamico; questo perché gli sforzi isometrici aumentano troppo la pressione, sia sistolica che diastolica. Esempi di sport aerobici e dinamici sono marcia, corsa, nuoto, sci di fondo e ciclismo. E’ indubbio che anche in questo caso, trattandosi di pazienti, occorre uno stretto controllo medico.
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