CUORE E SPORT

A cura del Dott. Gianfranco De Angelis

C

Esercitare un’attività fisica è importantissimo. L’organismo ha infatti bisogno di lavorare, potendo essere uno stato prolungato di riposo causa di malattia.

L’esercizio fisico migliora la salute, aumentando la funzione dei vari processi fisiologici. Alcuni sostengono addirittura che l’attività atletica allunghi la vita.  Anche se ciò è contestato da molti, è indubbio che un’attività non eccessivamente faticosa sia un vantaggio per la salute. Molto spesso si può infatti notare un certo miglioramento organico con la semplice ripresa dell’attività fisica in soggetti sedentari. Il movimento determina un senso di benessere fisico, permettendo di scaricare la tensione nervosa, specie negli individui psico-nevrotici. Inoltre, combatte l’insonnia, mantiene un peso ideale, serve a sviluppare senza squilibri le masse muscolari, a togliere o a ridurre le disarmonie strutturali e ad allontanare alcune malattie che intaccano più facilmente i fisici deboli (disturbi delle vie respiratorie nella stagione fredda, disturbi digestivi con conseguente cefalee ecc.). Ma soprattutto, l’attività fisica può esercitare un’energica azione profilattica nei confronti dell’apparato cardiovascolare, di cui il cuore è il principale elemento.

Il cuore è come una pompa, il cui compito fondamentale nell’economia dell’organismo è di rifornire tutte le cellule di sangue ossigenato, fondamentale affinché possano adempiere alle loro funzioni metaboliche. Il cuore fornisce la forza necessaria alla progressione del sangue, che a sua volta trasporta il nutrimento in tutte le parti del corpo portando via i prodotti di rifiuto derivanti dal metabolismo. Le sostanze maggiormente veicolate sono l’ossigeno, l’anidride carbonica, l’acido lattico ed il glucosio. Grazie alla sua contrazione ritmica, il cuore invia sangue sia nel circolo polmonare, dove avvengono gli scambi respiratori (per cui i globuli rossi liberano all’esterno anidride carbonica arricchendosi di ossigeno), sia nel circolo sistemico, per adempiere alle funzioni metaboliche.

L’attività cardiaca, fatta di sistole e diastole, si realizza per l’azione di strutture nervose centrali e periferiche, indipendenti dalla volontà, che trasportano stimoli al cuore. Il cuore è quindi una macchina infaticabile, il cui eventuale arresto, anche per pochi secondi, determina lesioni irreversibili alle cellule più sensibili e più bisognose di ossigeno, come quelle del sistema nervoso. Da questa semplice constatazione si è in grado di intuire l’importanza di questo organo ai fini di una perfetta efficienza fisica, ma anche la necessità di trattarlo con le dovute cautele, soprattutto in funzione dell’attività fisica.

Il cuore si adatta al lavoro fisico con modificazioni funzionali, che si traducono in un aumento della frequenza cardiaca e della gittata sistolica, quindi della gittata o portata cardiaca (quantità di sangue espulsa in un minuto). Essendo un muscolo di resistenza, il meccanismo di adattamento della gittata viene compensato da un aumento della lunghezza delle fibre cardiache, direttamente proporzionale alla forza della contrattilità miocardica (legge di Frank Starling). Per tale motivo, gli atleti posseggono un cuore ipertrofico; a seconda del tipo di sport, quindi del tipo di sovraccarico, distinguiamo due tipi di ipertrofia del cuore da atleta: un’ipertrofia concentrica (con aumento simmetrico degli spessori parietali del ventricolo sinistro e riduzione dei suoi diametri), tipica degli allenamenti di potenza con sovraccarico pressorio in poco tempo, ed un’ipertrofia eccentrica con aumento degli spessori parietali del ventricolo sinistro ed aumento consensuale dei suoi diametri, tipica degli sport di resistenza con sovraccarico volumetrico.

Gli sportivi di fondo, normalmente, ingrandiscono la parte destra (per aumentata resistenza polmonare alla circolazione e aumentato afflusso venoso). Al contrario, gli sforzi brevi e intensi aumentano lo spessore del cuore sinistro, per l’aumento della pressione sanguigna nella circolazione sistemica (questo fenomeno si riscontra il più delle volte nella cultura fisica a livello agonistico).

Con l’allenamento, specialmente nello sport di fondo, si apprezza anche una riduzione della frequenza cardiaca a riposo, grazie allo sviluppo di un ipertono del sistema nervoso vagale; tutto ciò è compensato dal fatto che ogni contrazione sistolica avviene in maniera più energica.

Affinché questi adattamenti possano verificarsi senza danni, è indispensabile avvicinarsi allo sport in modo leggero, per poi aumentarne gradatamente l’intensità.

Three Sets – Massimo stimolo muscolare, allenamento efficace

Come ottenere il massimo stimolo muscolare con un sistema di allenamento efficace.

Three Sets – Massimo stimolo muscolare, allenamento efficace

A cura del Dott. Gianfranco De Angelis

La grande confusione circa i SISTEMI DI ALLENAMENTO non fa altro che deludere spesso le aspettative di amatori ed atleti, che nonostante l’impegno profuso nell’allenamento non ottengono i risultati sperati. Scuole di pensiero diverse professano sistemi di allenamento diametralmente opposti. E’ naturale che si sia creata una situazione di perplessità, di dubbio, di incertezza da parte dei tecnici, allenatori e praticanti.

I metodi tradizionali prevedono l’uso di carichi pesanti al fine di ottenere la massima contrazione muscolare durante le ultime ripetizioni di ciascuna serie. Solo attraverso contrazioni massimali è possibile raggiungere quello stimolo che in effetti provoca la distruzione delle miofibrille che, in seguito al principio fisiologico della “supercompensazione” verranno ricostruite più forti e voluminose. Si tratta del principio su cui si basa fondamentalmente lo sviluppo muscolare.

Un altro metodo invece è quello di usare pesi molto leggeri, con molte serie e brevissimi tempi di recupero tra queste. Lo scopo non consiste nel ricercare la massima contrazione muscolare durante il massimo sforzo, ma di ottenere la totale saturazione muscolare evitando il recupero, quindi il rifornimento di sostanze energetiche (A.T.P., glicogeno ed ossigeno). Lavorando per lungo tempo in tali condizioni il muscolo”si blocca” a causa dell’enorme quantità di acido lattico che si accumula nelle fibre, dove il sangue ossigenato non arriva in tempo per trasportare via le tossine della fatica, e tanto meno per rinnovare le riserve energetiche onde permette al muscolo di contrarsi. A tal punto che la cellula è costretta a ricorrere all’unica fonte di energia che ha a disposizione: l’Adenosintrifosfato, cioè l’A.T.P. , che verrà riprodotto in misura notevolmente superiore alla normalità. Quest’ultimo sistema d’allenamento, basato sul principio biochimico del “Ciclo di Krebs”, è strettamente legato alla capacità di recupero dell’organismo: minime variazioni ormonali, stimoli nervosi e psichici non strettamente collegati all’allenamento potrebbero comprometterne i risultati innescando il processo di over-training. Infatti resta sottinteso che un muscolo aumenta in modo naturale solo quando in esso sono avvenuti i normali processi bio-chimici: notevole distruzione di cellule in seguito a forti contrazioni ripetute, quindi riposo, recupero e ripristino alimentare con prevalenza proteica.

Il ricorso all’uso di sostanze proibite e nocive per la salute ha creato falsi miti e l’illusione di potersi allenare senza tener conto dei fattori chiave di cui sopra. Risulta chiaro che, se non ha luogo una notevole distruzione di cellule componenti le fibre muscolari trattate con l’allenamento, non potrà mai verificarsi in seguito la ricostruzione delle fibre stesse, a meno che non intervengano fattori estranei. Ecco quindi perché funziona l’altro sistema, quello con i pesi leggeri e brevissime pause tra le numerosissime serie: bloccando i normali rifornimenti di sostanze energetiche viene stimolata una super produzione di A.T.P., originando ugualmente la reazione della cellula. Con l’uso di steroidi si potrà ottenere una sintesi biologica delle proteine di gran lunga superiore ai normali processi metabolici, quindi un aumento volumetrico muscolare. E’ chiaro che l’efficacia di quest’ultimo metodo è particolarmente vincolata all’uso di anabolizzanti, poiché diversamente tale sistema di allenamento non avrebbe nessun effetto ai fini dell’ispessimento delle fibre muscolari. Il mio intento non è quello di proporre sistemi di allenamento severi, che pochi atleti geneticamente dotati potrebbero sopportare, né tanto meno legati alle sostanze chimiche in fatto di funzionalità. In effetti si cerca di ottenere dei buoni risultati senza doversi sottoporre a massacranti allenamenti, e senza rischi di sorta. Il sistema di allenamento che propongo di eseguire è stato ampiamente collaudato dal sottoscritto, molti atleti hanno ottenuto ottimi risultati in virtù delle loro capacità atletiche, della loro intelligenza, e non certo grazie agli steroidi. Ecco perché si tratta di un sistema di allenamento unico per la sua efficacia. Si tratta dei “three-sets” un sistema ottimo e che funziona.
Con i “three-sets” un muscolo viene attaccato a fondo usando dei buoni carichi (quindi la massima contrazione è assicurata) e, nello stesso tempo, si ottiene una buona saturazione, cioè un grande afflusso di sangue, ma evitando sorprendentemente la congestione (questo perché c’è la possibilità del recupero). Vengono scelti tre diversi esercizi per ciascun gruppo muscolare, quindi si lavora in successione con pause di riposo medie dai 30 ai 45 secondi (evitando pause troppo brevi per permettere al muscolo di recuperare a vantaggio del rendimento). Sfruttando la moltitudine di esercizi a disposizione e basandosi sul fatto che nessun muscolo ha una sola funzione, i “three-sets” agiscono perfettamente solo quando la scelta dei movimenti, i carichi e il ritmo di esecuzione vengono sapientemente predisposti.

Per scelta dei movimenti si intende una sequenza di esercizi completamente diversi uno dall’altro, in modo tale che ciascuno di essi chiami in causa un gruppo differente di fibre muscolari, evitando di coinvolgere quelle esercitate nel precedente movimento.

I sistemi di allenamento spiegati all’inizio di questo articolo funzionano solo parzialmente nei “three-sets”, quindi per ottenere un risultato efficace è necessario lavorare duramente nel primo caso, per molte ore nel secondo caso. Il vantaggio dei “three-sets” consiste nel fatto che riunisce le due teorie opposte con grande risparmio di tempo. Infatti si possono (e si devono) usare carichi impegnativi senza la necessità di rispettare interminabili pause tra le serie per favorire il dovuto e indispensabile recupero muscolare; adottando tre diversi esercizi per ciascun gruppo muscolare è possibile ottenere la totale contrazione ad ogni serie poiché le fibre erano state solo parzialmente impegnate nel precedente movimento, quindi sono in grado di rendere in quanto non congestionate dallo sforzo appena concluso.

Parlando in termini pratici con un esempio chiarificatore si potrà dire che, mentre un atleta effettua l’allenamento per una qualsiasi parte del corpo, diciamo per i muscoli bicipiti, inizia con i “curl in piedi con bilanciere” dopo il riscaldamento e lavora il muscolo con un buon carico magari aumentandolo progressivamente, comunque è costretto a rispettare una certa pausa tra una serie e l’altra, poiché, se non lo facesse sarebbe costretto a ridurre il peso all’attrezzo oppure a diminuire notevolmente le ripetizioni (cosa del tutto sconsigliabile). Il secondo sistema funziona all’opposto: i carichi sono leggerissimi per cui non è necessario riposarsi troppo tra una serie e l’altra, dal momento che lo scopo non è di ottenere una forte contrazione muscolare ma di raggiungere il totale congestionamento del muscolo. Tuttavia in questo modo, al posto delle normali cinque serie, si arriva ad effettuarne anche venti, impegnando a volte un muscolo con tre movimenti per un totale di sessanta serie per seduta, e questo per ciascun gruppo muscolare. Con i “three-sets” tutto questo non è necessario dato che, passando da una serie di un esercizio ad un altro completamente diverso (ma per lo stesso gruppo muscolare) vengono evitate pause troppo lunghe per aspettare il recupero, pur usando carichi impegnativi, e nello stesso tempo è possibile lavorare intensamente con il minimo impegno di tempo. Infatti tre o al massimo quattro “three-sets” per ciascun gruppo muscolare sono più che sufficienti per ottenere ottimi risultati, cioè lo stimolo efficace per la crescita e non solo congestionamento ed acido lattico.

Quando un allenamento è produttivo?

A cura del Dott. Gianfranco De Angelis

L’energia Il recupero Fattori psicologici E’ logico seguire un rigido programma di allenamento? Aumentate progressivamente l’intensità dell’allenamento

L’allenamento è sempre un trattamento impegnativo, è naturale quindi che si cerchi di farlo rendere il più possibile al fine di evitare sforzi e perdite di tempo inutili. Lo scopo principale di un buon allenamento resta quello di produrre dei risultati consistenti. Affinché una seduta di pesi si possa considerare efficace e redditizia dal punto di vista muscolare, è assolutamente indispensabile che l’atleta sia in condizioni di trarre il massimo vantaggio dallo sforzo che profonde nell’allenamento. In caso contrario si corre il rischio di ottenere solo effetti negativi: malessere fisico, spossatezza, regressi muscolari, disturbi nervosi, dolori articolari ecc. I fattori che mettono l’atleta in condizione di poter dare il massimo rendimento in palestra sono numerosi e di origine diversa. Vedremo di analizzarne alcuni principali.


L’energia


Una buona alimentazione, composta dai fondamentali elementi nutritivi, costituisce la principale garanzia per avere un buon livello energetico da impiegare nel corso di una seduta di allenamento. Evitate quindi di affrontare un allenamento se il vostro livello di glicogeno è troppo basso, oppure fate in modo di non esercitarvi a stomaco pieno. L’ideale sarebbe allenarsi almeno tre ore dopo un pasto principale, cioè proprio nel momento in cui lo stomaco è sgombro e il livello di glicogeno è alto (è da ricordare che glucidi e glicogeno non sono altro che zuccheri più o meno complessi derivati dal metabolismo dei carboidrati, quindi utilizzati a scopo energetico). Se per qualche motivo siete costretti ad allenarvi molte ore dopo un pasto sostanzioso, è bene ricorrere ad alimenti di facile digeribilità che forniscano energia di pronto impiego, come la frutta fresca.


I supplementi nutritivi, inoltre, permettono all’organismo di sfruttare al massimo tutte le proprie risorse senza che questo venga debilitato. Quindi, concludendo, una razionale alimentazione, un sapiente uso degli integratori alimentari ed il rispetto dei tempi di digestione, costituiscono i fattori fondamentali per assicurarsi un alto livello energetico da utilizzare negli allenamenti.

Il recupero


Un’altra condizione che ha molto a che fare col rendimento dell’organismo in palestra è il recupero. Gli esperti sono tutti d’accordo nell’affermare che un muscolo ottiene un completo ripristino del rendimento solo dopo almeno 72 ore dal precedente allenamento. Questo significa che per ristabilire il perfetto funzionamento dell’organismo e rimetterlo di nuovo in vigore, devono passare non meno di tre giorni dall’ultimo impegno (esclusi i muscoli addominali che al limite possono anche essere esercitati quotidianamente). Durante questo periodo il muscolo si è liberato totalmente dei residui della fatica, mentre nel frattempo le cellule distrutte dall’allenamento sono state sostituite da quelle nuove e più forti. Adeguato riposo (sonno e rilassamento) e un’alimentazione ricca di sostanze “plastiche”, quali le proteine, garantiscono un efficiente recupero ai muscoli vigorosamente esercitati.


Fattori psicologici


Potete avere un buon livello energetico ed un completo recupero del sistema nervoso e muscolare, ma se la vostra mente non è sgombra da preoccupazioni il rendimento sarà notevolmente ridotto, con risultati negativi. Questo perché gli allenamenti hanno bisogno di energia, ma anche di concentrazione, quindi, se la vostra mente è altrove non è possibile convogliare sforzo ed energia nel muscolo che state esercitando. Se siete preoccupati per qualche importante ragione, oppure eccessivamente irritabili e nervosi, sarà impossibile condurre allenamenti produttivi. Prima di affrontare qualsiasi impegno atletico rilassatevi completamente e nel frattempo liberate la vostra mente da ogni pensiero negativo.


Lasciate quindi le preoccupazioni fuori dalla palestra, usando la vostra energia mentale per la concentrazione, che dovrà essere totale. Molti vanno in palestra per compiere solo qualche movimento leggero, molte chiacchiere e la doccia alla fine, poi si lamentano perché non riescono ad ottenere dei risultati. Non è detto che dobbiate comportarvi come tanti fanatici che aggrediscono i pesi violentando i propri muscoli, anche questa sarebbe una condizione negativa. Abbiate fiducia nel sistema d’allenamento che state eseguendo, ricordate che non è la quantità del lavoro muscolare che origina il risultato, ma piuttosto l’intensità. Molti atleti sono erroneamente convinti che più un muscolo viene esercitato (con 20-30 serie) e più facilmente questo viene stimolato. Troppe serie, invece, distruggono anziché costruire; inoltre un muscolo troppo esercitato non potrà mai ottenere un completo recupero.

E’ logico seguire un rigido programma di allenamento?
Essere legati ad una scheda di allenamento a volte può costituire un fattore negativo. L’atleta esperto non programma mai i propri esercizi, ma “inventa” una scheda di allenamento al momento stesso che deve affrontare una seduta, esattamente perché sa quello che deve o non deve fare. Egli conosce talmente bene i propri muscoli e le reazioni del suo organismo, da capire immediatamente ciò che essi vogliono in quel preciso momento. Tale condizione permette di affrontare ogni allenamento come se si trattasse di una nuova, eccitate avventura. L’entusiasmo, quindi, migliora il rendimento muscolare e rende meno faticosi gli esercizi. Non siate quindi condizionati da esercizi “che non avete voglia di eseguire”, se non vi va di farli sostituiteli con altri più piacevoli. La cultura fisica moderna è ricca di esercizi e macchine di allenamento, non esiste che l’imbarazzo della scelta.

Aumentate progressivamente l’intensità dell’allenamento
Per poter ottenere continui progressi, un muscolo dev’essere costantemente stimolato e per far ciò esistono diversi sistemi: aumento del carico degli attrezzi, aumento delle serie, riduzione del periodo di riposo tra le serie, miglioramento dell’esecuzione, azione più decisa e concentrata nei movimenti ecc.
L’importante è rendere sempre progressivo il vostro lavoro con i pesi, settimana dopo settimana, anno dopo anno, e nello stesso tempo mantenere questa intensità d’allenamento sempre entro i limiti consentiti dal vostro potenziale fisico, dal rendimento muscolare e dal recupero.

In questo articolo vi vengono suggeriti tutti i fattori indispensabili per ottenere un maggior rendimento in palestra, poiché è giusto ricordare che i vostri muscoli possono migliorare solo quando sono stati esercitati secondo i giusti criteri. Un muscolo sollecitato perfettamente, con la dovuta intensità, è un muscolo destinato ad aumentare. Se non riuscite ad ottenere progressi significa che non avete rispettato i principi fondamentali descritti in questo articolo. In questo caso analizzate onestamente ognuno degli aspetti in questione e, appena scoperto il vostro fattore negativo, cercate di eliminarlo. Solo in quel caso avrete certezza che i vostri allenamenti non saranno infruttuosi e sarete sulla via sicura per ottenere progressi muscolari sempre migliori.


Meglio allenarsi la mattina presto o la sera tardi? Ecco i pro e i contro di queste sue abitudini opposte.

Pro – mattina
Il testosterone ormone anabolico per eccellenza viene secreto dal testicolo e in minor misura dalla corteccia surrenalica, favorisce l’energia e la crescita muscolare ha il suo picco più alto al mattino, con livelli più alti di un terzo rispetto alla media della giornata. Inoltre uno studio della Appalachian State University ha dimostrato che chi si allena con i pesi al mattino presto, di notte dorme meglio e questo comporta un maggior rilascio di ormone della crescita di chi si allena la sera, questo in parte è dovuto anche al maggior tempo a disposizione che l’organismo ha di far ritornare i livelli di catecolamine ( adrenalina e noradrenalina ) alla normalità.

Con allenamenti sempre al mattino presto la quantità di grassi consumata aumenta del 20%. Questo è dovuto alle implicazione metaboliche derivanti dall’ipoglicemia mattutina in seguito al digiuno notturno. Al mattino la glicemia e le scorte di glicogeno sono più basse rispetto al resto della giornata, livelli più bassi di glucosio nel sangue promuovono un maggior utilizzo di grassi in termini energetici.
La lipolisi ( degradazione dei grassi ) inoltre è stimolata in modo diretto e indiretto dal favorevole quadro ormonale, bassi livelli di insulina e alti livelli di ormoni controinsulari ( adrenalina, noradrenalina, cortisolo, tiroxina, glucagone, e ormone della crescita ).
L’importante rilascio di endorfine indotto dall’attività fisica è invece potenzialmente utile per promuovere il senso di benessere psicofisico per il resto della giornata.

Contro – sera.
Dopo le 19 la temperatura del corpo si abbassa, l’attenzione e la concentrazione diminuisce, l’organismo si prepara lentamente a dormire.
L’attività fisica aumenta i livelli di catecolamine.
Le catecolamine ( adrenalina e noradrenalina) sono due ormoni prodotti dalla midollare surrenale e hanno effetto su tutti i tessuti del corpo, la loro secrezione è regolata dall’azione svolta dal sistema nervoso simpatico. Peraltro, poiché questo viene attivato in condizioni di “attacco o fuga” c è da aspettarsi che si producano alte concentrazioni di catecolamine durante gli allenamenti e ancor più in gara. Da considerare che la durata e l’intensità dell’allenamento influenzano il livello ematico di catecolamine pertanto quanto più alta è l’intensità e/o il volume di lavoro tanto più tempo occorrerà affinché il livelli plasmatici ritornino alla normalità, è evidente che se un esercizio intenso viene svolto la sera tardi questo non concilierà un sonno ristoratore.

Alti livelli di Cortisolo.
Dopo un allenamento serale il picco di cortisolo, l’ormone che divora i muscoli è più alto del 5% raggiungendo un picco intorno alle 3/4 di notte per poi calare.
Dopo un’attività fisica intensa e prolungata (minimo 20 minuti di intenso lavoro muscolare) è sempre documentabile un incremento del cortisolo. Il massimo incremento dei livelli plasmatici di cortisolo si determina nei 30 minuti successivi lo sforzo, con permanenza su valori elevati per circa 90 minuti dopo la fine del lavoro muscolare.
Il cortisolo in eccesso demolisce le proteine muscolari.
Il cortisolo secreto dalla zona corticale della ghiandola surrenale, risulta elevato nel plasma dopo aver svolto esercizi fisici. Esercita importanti azioni sul metabolismo; una di queste, in particolare, è l’aumentata produzione di glucosio da materiale biochimico non carboidratico, processo definito “gluconeogenesi” ( formazione di nuovo glucosio ). Il cortisolo presenta un’azione antagonista rispetto a quella dell’insulina e accelera direttamente la quota epatica di neoglicogenesi. Per sostenere tale aumentata neoglicogenesi ( formazione di nuovo glicogeno ), il cortisolo stimola la demolizione delle proteine ed aminoacidi specie a livello del muscolo scheletrico.
Un aumento dell’increzione di cortisolo si verifica in corso di una ampia varietà di situazioni, come ad esempio il freddo, il dolore, il digiuno, i traumi fisici, gli interventi chirurgici, la gravidanza e il parto, le situazioni ansiose (un esame, una competizione, ecc.).

Pro – pomeriggio
Se l’allenamento ha come obiettivo la forza nel pomeriggio la capacità anaerobica è più alta del 7% a patto che questo avvenga prima delle 19, è il risultato di uno studio pubblicato su Physiology Nutrition and Metabolism. La maggior parte dei record negli sport anaerobici ( vedi Usain Bolt) sono stati nel pomeriggio.
Anche se i muscoli sono più “caldi” nel pomeriggio e quindi è più facile fare attività anaerobica e/o pesi l’allenamento mattutino ha come vantaggio un quadro ormonale più favorevole per consumare i grassi.
A volte la sera è l’unico orario disponibile per allenarsi allora è meglio tardi che mai, l’attività fisica ci permette di rilassarci dopo l’impegno lavorativo, stabilizza il peso corporeo.

Dopo aver elencato i pro e i contro allora qual’è il momento migliore per fare attività fisica?
Il miglior momento alla luce di quanto elencato sopra resta la mattina, poiché l’organismo è in completa forma è riesce a dare il meglio di se’, ma non bisogna escludere la possibilità di allenarsi la sera, d’altronde meglio tardi che mai a patto che non sia un attività fisica intensa.

Per non disorientare l’organismo e preservare la qualità del sonno pochi semplici consigli :
1 ) Cominciate la seduta di allenamento il prima possibile.
2 ) L’ intensità e/o il volume di allenamento non devono essere alti.
3 ) Evitare competizioni.
4 ) Terminare l’allenamento con un buon defaticamento, allungamenti e stretching.
5 ) Un bagno tiepido vi aiuterà a rilassarvi.
🔹Dr. Gianfranco De Angelis🔹
🔹TIGER FITNESS CLUB🔹
Via Domenico Scarlatti 35 | San Giorgio a Cremano 80046 (Na)

Attività sportiva e patologie respiratorie


Una categoria di pazienti per i quali l’attività fisica potrebbe rappresentare un sussidio terapeutico per il medico, è quella dei bronco-pneumatici cronici. In tale tipo di pazienti la capacità di svolgere lavoro aerobico è assai compromessa; infatti, il massimo consumo di ossigeno è diminuito, mentre la potenza anaerobica massima è normale. Su queste basi, molti autori affermano che con tale tipo di malati si dovrebbe eseguire soltanto fisiochinesiterapia.

sport-patologie-respiratorie.jpg

D’altra parte altri autori controbattono, portando prove scientifiche sul fatto che l’attività fisica controllata possa prendere posto nell’armamentario terapeutico del medico. Si è infatti visto che nei bronchitici cronici, in seguito al training, si ha un aumento del massimo consumo di ossigeno ed un aumento della ventilazione polmonare; sono da sottolineare pertanto gli effetti positivi dell’attività fisica in tali pazienti. Prima di dire qual’è l’attività fisica consigliata in presenza di BPCO, bisogna premettere che essa va dosata tenendo conto dell’età del paziente e soprattutto del grado di malattia, considerando la capacità funzionale e la sintomatologia soggettiva. In generale, il soggetto bronco pneumatico sintomatico deve prima fare degli esercizi di ginnastica respiratoria per migliorare l’escursione del diaframma e tonificare i muscoli respiratori; poi, dopo un controllo specialistico, può iniziare gradualmente l’attività fisica con un cicloergometro. Dopo queste due fasi, se le condizioni fisiche lo permettono, può praticare sport vero e proprio: i più indicati sono il tennis ed il nuoto.

Nella programmazione fisica si deve dare spazio ad un ottimo riscaldamento e defaticamento, evitando esercizi massimali o strenui. Personalmente, ritengo che un allenamento con i pesi graduale possa essere fatto, però tale programma di allenamento dev’essere composto da semplici esercizi poco pesanti. Questo perché la discontinuità dell’allenamento permette al paziente di riposarsi bene tra una serie e l’altra; inoltre, i pesi devono essere limitati e le ripetizioni medie 12-15; il numero di esercizi basso; gli esercizi che provocano troppo affaticamento (come lo Squat) sono da abolire, così come è da proscrivere ogni forma di agonismo. Chiaramente tutto dev’essere dosato tenendo conto delle condizioni del paziente, che si possono evidenziare con le prove funzionali, la visita clinica ed i sintomi soggettivi.

Three sets – Massimo stimolo muscolare.

Come ottenere il massimo stimolo muscolare con un sistema di allenamento efficace.
La grande confusione circa i SISTEMI DI ALLENAMENTO non fa altro che deludere spesso le aspettative di amatori ed atleti, che nonostante l’impegno profuso nell’allenamento non ottengono i risultati sperati. Scuole di pensiero diverse professano sistemi di allenamento diametralmente opposti. E’ naturale che si sia creata una situazione di perplessità, di dubbio, di incertezza da parte dei tecnici, allenatori e praticanti.
I metodi tradizionali prevedono l’uso di carichi pesanti al fine di ottenere la massima contrazione muscolare durante le ultime ripetizioni di ciascuna serie. Solo attraverso contrazioni massimali è possibile raggiungere quello stimolo che in effetti provoca la distruzione delle miofibrille che, in seguito al principio fisiologico della “supercompensazione” verranno ricostruite più forti e voluminose. Si tratta del principio su cui si basa fondamentalmente lo sviluppo muscolare.
Un altro metodo invece è quello di usare pesi molto leggeri, con molte serie e brevissimi tempi di recupero tra queste. Lo scopo non consiste nel ricercare la massima contrazione muscolare durante il massimo sforzo, ma di ottenere la totale saturazione muscolare evitando il recupero, quindi il rifornimento di sostanze energetiche (A.T.P., glicogeno ed ossigeno). Lavorando per lungo tempo in tali condizioni il muscolo”si blocca” a causa dell’enorme quantità di acido lattico che si accumula nelle fibre, dove il sangue ossigenato non arriva in tempo per trasportare via le tossine della fatica, e tanto meno per rinnovare le riserve energetiche onde permette al muscolo di contrarsi. A tal punto che la cellula è costretta a ricorrere all’unica fonte di energia che ha a disposizione: l’Adenosintrifosfato, cioè l’A.T.P. , che verrà riprodotto in misura notevolmente superiore alla normalità. Quest’ultimo sistema d’allenamento, basato sul principio biochimico del “Ciclo di Krebs”, è strettamente legato alla capacità di recupero dell’organismo: minime variazioni ormonali, stimoli nervosi e psichici non strettamente collegati all’allenamento potrebbero comprometterne i risultati innescando il processo di over-training. Infatti resta sottinteso che un muscolo aumenta in modo naturale solo quando in esso sono avvenuti i normali processi bio-chimici: notevole distruzione di cellule in seguito a forti contrazioni ripetute, quindi riposo, recupero e ripristino alimentare con prevalenza proteica.
Il ricorso all’uso di sostanze proibite e nocive per la salute ha creato falsi miti e l’illusione di potersi allenare senza tener conto dei fattori chiave di cui sopra. Risulta chiaro che, se non ha luogo una notevole distruzione di cellule componenti le fibre muscolari trattate con l’allenamento, non potrà mai verificarsi in seguito la ricostruzione delle fibre stesse, a meno che non intervengano fattori estranei. Ecco quindi perché funziona l’altro sistema, quello con i pesi leggeri e brevissime pause tra le numerosissime serie: bloccando i normali rifornimenti di sostanze energetiche viene stimolata una super produzione di A.T.P., originando ugualmente la reazione della cellula. Con l’uso di steroidi si potrà ottenere una sintesi biologica delle proteine di gran lunga superiore ai normali processi metabolici, quindi un aumento volumetrico muscolare. E’ chiaro che l’efficacia di quest’ultimo metodo è particolarmente vincolata all’uso di anabolizzanti, poiché diversamente tale sistema di allenamento non avrebbe nessun effetto ai fini dell’ispessimento delle fibre muscolari. Il mio intento non è quello di proporre sistemi di allenamento severi, che pochi atleti geneticamente dotati potrebbero sopportare, né tanto meno legati alle sostanze chimiche in fatto di funzionalità. In effetti si cerca di ottenere dei buoni risultati senza doversi sottoporre a massacranti allenamenti, e senza rischi di sorta. Il sistema di allenamento che propongo di eseguire è stato ampiamente collaudato dal sottoscritto, molti atleti hanno ottenuto ottimi risultati in virtù delle loro capacità atletiche, della loro intelligenza, e non certo grazie agli steroidi. Ecco perché si tratta di un sistema di allenamento unico per la sua efficacia. Si tratta dei “three-sets” un sistema ottimo e che funziona.
Con i “three-sets” un muscolo viene attaccato a fondo usando dei buoni carichi (quindi la massima contrazione è assicurata) e, nello stesso tempo, si ottiene una buona saturazione, cioè un grande afflusso di sangue, ma evitando sorprendentemente la congestione (questo perché c’è la possibilità del recupero). Vengono scelti tre diversi esercizi per ciascun gruppo muscolare, quindi si lavora in successione con pause di riposo medie dai 30 ai 45 secondi (evitando pause troppo brevi per permettere al muscolo di recuperare a vantaggio del rendimento). Sfruttando la moltitudine di esercizi a disposizione e basandosi sul fatto che nessun muscolo ha una sola funzione, i “three-sets” agiscono perfettamente solo quando la scelta dei movimenti, i carichi e il ritmo di esecuzione vengono sapientemente predisposti.
Per scelta dei movimenti si intende una sequenza di esercizi completamente diversi uno dall’altro, in modo tale che ciascuno di essi chiami in causa un gruppo differente di fibre muscolari, evitando di coinvolgere quelle esercitate nel precedente movimento.
I sistemi di allenamento spiegati all’inizio di questo articolo funzionano solo parzialmente nei “three-sets”, quindi per ottenere un risultato efficace è necessario lavorare duramente nel primo caso, per molte ore nel secondo caso. Il vantaggio dei “three-sets” consiste nel fatto che riunisce le due teorie opposte con grande risparmio di tempo. Infatti si possono (e si devono) usare carichi impegnativi senza la necessità di rispettare interminabili pause tra le serie per favorire il dovuto e indispensabile recupero muscolare; adottando tre diversi esercizi per ciascun gruppo muscolare è possibile ottenere la totale contrazione ad ogni serie poiché le fibre erano state solo parzialmente impegnate nel precedente movimento, quindi sono in grado di rendere in quanto non congestionate dallo sforzo appena concluso.
Parlando in termini pratici con un esempio chiarificatore si potrà dire che, mentre un atleta effettua l’allenamento per una qualsiasi parte del corpo, diciamo per i muscoli bicipiti, inizia con i “curl in piedi con bilanciere” dopo il riscaldamento e lavora il muscolo con un buon carico magari aumentandolo progressivamente, comunque è costretto a rispettare una certa pausa tra una serie e l’altra, poiché, se non lo facesse sarebbe costretto a ridurre il peso all’attrezzo oppure a diminuire notevolmente le ripetizioni (cosa del tutto sconsigliabile). Il secondo sistema funziona all’opposto: i carichi sono leggerissimi per cui non è necessario riposarsi troppo tra una serie e l’altra, dal momento che lo scopo non è di ottenere una forte contrazione muscolare ma di raggiungere il totale congestionamento del muscolo. Tuttavia in questo modo, al posto delle normali cinque serie, si arriva ad effettuarne anche venti, impegnando a volte un muscolo con tre movimenti per un totale di sessanta serie per seduta, e questo per ciascun gruppo muscolare. Con i “three-sets” tutto questo non è necessario dato che, passando da una serie di un esercizio ad un altro completamente diverso (ma per lo stesso gruppo muscolare) vengono evitate pause troppo lunghe per aspettare il recupero, pur usando carichi impegnativi, e nello stesso tempo è possibile lavorare intensamente con il minimo impegno di tempo. Infatti tre o al massimo quattro “three-sets” per ciascun gruppo muscolare sono più che sufficienti per ottenere ottimi risultati, cioè lo stimolo efficace per la crescita e non solo congestionamento ed acido lattico.
🔹Dr. Gianfranco De Angelis🔹
🔹TIGER FITNESS CLUB🔹
Via Domenico Scarlatti 35 | San Giorgio a Cremano 80046 (Na)

L’allenamento fa bene all’iperteso?

In quest’ultimo periodo gli studi sul rapporto tra ipertensione ed attività fisica sono innumerevoli. Cercherò di sintetizzarli per dare al lettore le notizie basilari.
Gli adattamenti dell’apparato cardiovascolare conseguenti all’attività motoria sono molteplici, mi limiterò ad evidenziare quelli che sono in rapporto con il nostro problema: l’ipertensione.


Si è visto che in seguito ad attività fisica si ha una riduzione del tono simpatico ed un aumento della densità capillare. Sebbene questi due effetti evidenzino come l’attività fisica faccia bene agli ipertesi, la cosa non è così semplice, in quanto durante un’attività fisica impegnativa la pressione aumenta, mettendo in pericolo lo sportivo iperteso. Quindi, riassumendo, quando si pratica attività fisica la pressione aumenta, invece nel lungo periodo di tempo (cioè in seguito ad un allenamento prolungato) la pressione diminuisce. Queste mie affermazioni possono sembrare contraddittorie, però finora non ho parlato né del tipo di esercizio, né del grado di ipertensione.


Il rischio cardiovascolare di un soggetto aumenta progressivamente per valori di pressione superiori ai 115/75 mmHg, per sconfinare nel patologico (si parla di ipertensione) oltre i 140/90 mmHg, generalmente si ritiene che una pressione leggermente più bassa sia un elemento protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari.
Possiamo classificare gli ipertesi in due gruppi: gli ipertesi “borderline”, con valori pressori di 135-140 mmHg di massima e 85-95 mmHg di minima, e gli ipertesi veri e propri, che hanno la sistolica superiore a 140-160 mmHg e la diastolica superiore a 90-95 mmHg.
Si è visto che, in seguito ad attività fisica adeguata, negli ipertesi “borderline” si ha una notevole riduzione dei valori pressori sia massimi che minimi; negli ipertesi stabili, invece, le ricerche sono discordanti, però secondo parecchi autori (Hanson, Bonanno, Comasink) anche negli ipertesi stabili la pressione diminuisce.


Vediamo ora l’attività fisica consigliata ed il modo di fare l’allenamento senza correre rischi. L’iperteso è un malato e come tale ha bisogno di accorgimenti particolari: l’attività fisica dev’essere di tipo aerobico e di tipo dinamico; lo sforzo fisico dovrebbe essere graduato in modo da provocare un aumento della frequenza cardiaca fino a valori pari a circa il 70% di quella teorica massimale; il programma allenante dovrebbe prevedere almeno tre sedute di allenamento a settimana, della durata di circa 45 minuti ciascuna, che sono sufficienti ad ottenere un buon calo pressorio (Lewis e Comann dell’International Board of Medicine). Si deve incominciare con un po’ di ginnastica a corpo libero, poi si sceglie lo sport, che dev’essere di tipo aerobico e di tipo dinamico; questo perché gli sforzi isometrici aumentano troppo la pressione, sia sistolica che diastolica. Esempi di sport aerobici e dinamici sono marcia, corsa, nuoto, sci di fondo e ciclismo. E’ indubbio che anche in questo caso, trattandosi di pazienti, occorre uno stretto controllo medico.
🔹Per consulenze e programmazione di allenamenti
personalizzati RDA concept 0815742892
🔹Dr. Gianfranco De Angelis🔹
🔹TIGER FITNESS CLUB🔹
Via Domenico Scarlatti 35 | San Giorgio a Cremano 80046 (Na)


Glutei sodi? Il sogno di tutte le donne. Diverse sono le scuole di pensiero in merito all’allenamento dei glutei, tanti video, tantissimi metodi, una miriade di esercizi spesso inutili, istruttori che propongono con il copia e incolla nomi di esercizi incomprensibili eseguiti con ripetizioni infinite, spesso a corpo libero e con carichi irrisori. Dall’altra abbiamo i seguaci della chirurgia estetica, quelle/i che pensano che basti un semplice intervento chirurgico o qualche “punturina di acido jaluronico” per avere glutei perfetti, per non parlare degli estimatori dell’elettrostimolazione all’ultima moda o dei massaggi “tonificanti”. Cercherò di focalizzare la vostra attenzione sull’unica cosa in cui credo ovvero IL METODO SCIENTIFICO : Tramite gli studi elettromiografici e l’analisi della biomeccanica, possiamo non solo individuare gli esercizi più efficaci ma possiamo trovare il modo migliore per inserirli in una periodizzazione e farli interagire tra loro in combinazioni intelligenti, tutto questo “consapevoli” di quella che è l’azione di ogni singolo capo muscolare e di quello che si sta eseguendo. Studi recenti hanno analizzato l’attivazione muscolare dei glutei tramite l’elettromiografia durante diverse attività aerobiche ed ecco i risultati: Attivazione del Grande Gluteo (gluteus maximus): Tapis Roulant (corsa) 48.9% Elliptical 32.6% Tapis Roulant (camminata) 24.3% StairMaster 24.0% Cyclette Recumbent 6.0% Cosa significa ?? Che questi livelli di attivazione muscolare non sono sufficienti a promuovere l’ipertrofia e la compattezza muscolare. L’allenamento aerobico ( cyclette, tapis roulant, ellittiche ecc. non fornisce un’attivazione sufficiente per consentire la crescita muscolare. Qualche ragazza baciata dalla fortuna e dotata di genetica straordinaria, probabilmente arriverà ad avere glutei tonici anche con il solo allenamento aerobico d’altronde ci sono persone dotate di un gran fisico senza neppure fare attività fisica o dieta. Per la maggior parte delle ragazze comunque sarà necessario lavorare in maniera specifica ed intelligente e con un programma personalizzato. Gli ESERCIZI A CORPO LIBERO possono essere utilizzati sui principianti ma solo all’inizio dopo qualche mese sarà necessario intensificare il lavoro muscolare per ottenere dei risultati, questo tramite sovraccarichi progressivi e tecniche di allenamento specifiche per aumentare l’intensità. Infatti una delle variabili più importanti correlata allo sviluppo dei glutei è proprio l’intensità. Inoltre non tutte le persone rispondono allo stesso modo nell’allenamento dei glutei, ma questo del resto si estende anche a tutti gli altri gruppi muscolari. Ci sono ragazze che trasformano i loro glutei in pochi mesi, altre richiedono molto più tempo. Ad ogni modo comunque tutti possono migliorare sensibilmente. Uno dei più grandi luoghi comuni sull’allenamento dei glutei è quello dello squat come esercizio più efficace. Ma come farlo per avere la massima attivazione dei glutei? Lo squat è molto efficace sui quadricipiti attivandoli circa al 70% della contrazione massima volontaria ma purtroppo per avere la massima attivazione sui glutei bisogna eseguirlo completo con esecuzione esemplare che poche/i riescono a fare. Comunque sia per glutei “da sogno”, non basta lo squat! D’altronde non tutti gli esercizi che contengono nel nome la parola “glutei” sono esercizi validi per i glutei. I “gli esercizi per i glutei al Cavo basso ” sono un ottimo esercizio per Il lavoro dei glutei, sfortunatamente all’aumentare del carico diminuisce anche la stabilità del movimento e anche l’isolamento muscolare. Non si possono usare pesi importanti per i glutei, che quindi non ricevono lo stimolo adeguato. A mio avviso un esercizio sottovalutato per i glutei è l’hiper extension, è pensiero comune che questo esercizio normalmente usato per lavorare gli erettori spinali, sia un esercizio per lavorare solo la schiena in realtà con i dovuti accorgimenti, questo è un grande esercizio per lavorare i glutei! I glutei sono muscoli eccezionalmente forti e resistenti capaci di sopportare un gran volume di lavoro. Per avere buoni risultati è bene allenarli più volte a settimana! La scarsa attività del gluteo durante le attività quotidiane come camminare, salire le scale, alzarsi dalla sedia ecc. rende i glutei sempre più flaccidi, si pensa che questo sia dovuto ad un meccanismo di risparmio metabolico che cerca di evitare l’attivazione del gluteo, prediligendo l’attivazione dei muscoli della coscia. I glutei sono ricchi di fibre di tipo I, per questo motivo un allenamento idoneo produce la loro ipertrofia. Un luogo comune duro a morire, è quello che per avere glutei perfetti basti “spingere” su un paio di esercizi, magari squat e stacchi. In realtà, avendo i glutei più funzioni, sarebbe un ottimo approccio quello di allenarli nelle varie “azioni” che svolgono, allenandoli così da più angolazioni e coinvolgendoli maggiormente. Gli allenamenti pesanti hanno il problema della compensazione, ovvero, quando il lavoro per i glutei si fa duro, l’attivazione complessiva diventa inferiore ed aumenta quella a carico di altri distretti, in poche parole il muscolo target viene colpito in maniera minore e il lavoro si disperde. Esercizi che coinvolgono direttamente il gluteo, eseguiti con carichi gestibili e volumi idonei sono un’ottima soluzione a questo problema. Anche esercizi eseguiti in maniera esplosiva possono essere efficaci per allenare questa parte del corpo. Un errore nei periodi di potenziamento è di rafforzare i glutei prediligendo pochi esercizi multiarticolari come squat e stacchi. Questo causa un potenziamento dei muscoli della coscia ma trascura i muscoli glutei a cui spesso non viene prestata attenzione. A volte si lavora con un numero di ripetizioni troppo basso per arrivare ad un ottimale sviluppo dei glutei. Un’ottimo compromesso per avere uno stimolo completo sarebbe quello di unire l’allenamento tipico del bodybuilding con quello eseguito per il potenziamento con balzi e scatti tipici dell’atletica. I glutei lavorano su diversi piani di movimento, perciò i macchinari per “glutei”, non possono offrire un lavoro completo e ottimale, lavorando però sui diversi piani con diversi esercizi si otterrà un lavoro completo. Gli affondi con tutte le loro varianti sono ottimi esercizi, causano molto dolore muscolare, l’hip thrust un’ altro esercizio efficace per i glutei ma solo se eseguito in maniera impeccabile altrimenti si finisce solo per sovraccaricare la schiena. Ci sono un sacco di esercizi con il kettlebell per i glutei, tra cui swing, clean, snatch, push press, goblet squats, affondi camminando. Anche se questi sono in effetti grandi esercizi per i glutei, non sono i migliori esistenti. I migliori esercizi glutei sono quelli che prevedono una flessione del ginocchio e preferibilmente in posizioni STABILI per poter consentire un lavoro efficace. Non è sufficiente eseguire gli esercizi giusti per promuovere correttamente lo sviluppo dei glutei, ogni esercizio infatti ha i suoi accorgimenti per massimizzare lo stimolo, soprattutto essendo molto soggettiva la risposta dei glutei. Per quanto concerne l’alimentazione per avere glutei sodi, un sano equilibrio è sempre l’approccio migliore. Le proporzioni possono variare a seconda della fisiologia e degli obiettivi, ma devono essere sufficienti a promuovere le funzioni dell’organismo e anche lo sviluppo muscolare. Pretendere di sviluppare grandi glutei sodi partendo da zero e con un alimentazione del tutto insufficiente (accade spesso) è impensabile. Spesso chi è agli inizi e si approccia all’allenamento e alla dieta con il fai da te, si provoca più stress fisici di quanti invece siano i benefici. Con una dieta ipocalorica, per quanto bilanciata, i fenomeni ipertrofici saranno limitati, soprattutto se il soggetto è già allenato. Non bisogna aver paura di alzare le calorie, soprattutto se l’obiettivo è costruire i glutei. Ecco comunque qualche accorgimento su come impostare il lavoro a seconda della condizione di partenza: • Chi è molto sovrappeso, dovrà innanzitutto ricercare un dimagrimento globale prima di focalizzarsi troppo sulle forme dei glutei. La priorità è senz’altro avvicinarsi al normopeso, certamente nessuno vieta però di allenare i glutei in maniera intelligente anche in questa fase. Perché questo? Perché gli accumuli adiposi, posti in punti diversi (soggettivamente) causano la perdita della silhoutte, oltre che possibili alterazioni della postura. Questo sicuramente non valorizza le forme, pertanto compromette il risultato finale • Chi è in leggero sovrappeso, può mirare ad una ricomposizione corporea, impostando in maniera intelligente l’alimentazione e l’allenamento • Chi è normopeso, probabilmente otterrà i risultati voluti semplicemente concentrandosi sui parametri dell’allenamento senza dover necessariamente stravolgere le proprie abitudini alimentari, in fondo non tutti ambiscono a gareggiare nel fitness (giustamente) • Chi è sottopeso, dovrà prima di tutto aumentare le calorie della propria alimentazione, un approccio ad personam è quel che ci vuole. Senza il necessario per costruire tessuti, l’allenamento sarà infruttuoso. Ricapitolando : 1 Focalizzarsi su di un unico approccio è sbagliato. 2 L’allenamento cardio non è sufficiente, questo comprende (camminata, corsa, step, elittica, tapis, ecc). 3 Solo lo Squat non è sufficiente. 4 Più allenamenti a settimana specie nei principianti sono molto utili. 5 I glutei hanno molteplici azioni, un buon approccio sarebbe allenarle tutte, quindi variare gli esercizi sui diversi piani di movimento. 6 Se caricare poco gli esercizi non attiva a sufficienza il gluteo, caricarli troppo crea compensazione con altri gruppi. 7 I macchinari per lavorare i glutei impongono dei limiti. 8 Gli esercizi con i kettlebell sono validi ma non sono i migliori. 9 I migliori esercizi sono quelli che prevedo una flessione del ginocchio. 10 L’alimentazione deve essere mirata se si vogliono trasformare i propri glutei. 🔹Per consulenze e programmazione di allenamenti personalizzati RDA concept 0815742892 🔹Dr. Gianfranco De Angelis🔹 🔹TIGER FITNESS CLUB🔹 Via Domenico Scarlatti 35 | San Giorgio a Cremano 80046 (Na)

Benvenuti nel mio blog

LA MACCHINA MAGICA NON ESISTE
LA DIETA MIRACOLOSA NON ESISTE
LA FORMULA MAGICA NON ESISTE

Fantomatici dispositivi innovativi (impulsi elettronici; pedane vibranti; tute termiche snellenti; ecc), diete miracolose che promettono di tutto e in tempi brevissimi, tonificazione, dimagrimento, scomparsa della cellulite, performance, ecc. Questi sono gli slogan che imperversano sui social : 4 ORE DI PALESTRA IN 20 MNUTI – L’ ACQUA CHE ELIMINA L’ACQUA – LA NUOVA TERAPIA CHE TI FA BRUCIARE 900 Kcal IN 3 MINUTI, contrabbandando illusioni e accarezzando la fame di speranza di tutti quelli che vogliono un fisico alla “moda” e sono disposti a tutto pur di arrivare alla meta senza impegno fisico si intende, ma non quello economico visto i costi e il giro di affari che ruota intorno alle cosiddette fake news. Tutti alla ricerca della soluzione definitiva, ed è proprio da questo marasma di falsità che abbiamo voluto prendere le distanze, aggrappandoci alla ringhiera della scienza. Il nostro lavoro lo facciamo con rigore scientifico supportati da studi di fisiologia e biochimica applicata, tutto parte dall’allenamento e dall’alimentazione verificando passo dopo passo ogni cambiamento ogni risultato raggiunto, la “navigazione” è a vista solo così nulla è affidato al caso. Ecco perché “mode alimentari” o “tecniche di allenamento” con attrezzi miracolosi ci appaiono eversive e provocatorie, sono in realtà prive di qualsiasi fondamento scientifico. Il guaio è che il mercato selvaggio delle diete e degli allenamenti miracolosi ha prodotto solo distorsioni gettando il profano in uno stato confusionale. Basta poco per confezionare un prodotto “credibile”. Obbligatorio poi è il rituale di lanciare l’esca buona : 4 ore di palestra in 20
Minuti, la terapia che ti fa bruciare 900 kcal in 3 minuti, le onde che bruciano i grassi le onde magnetiche che ti rassodano il corpo etc. Bisogna ripartire dalla persona e dal suo corredo di caratteristiche antropometriche e fisiologiche prima di parlare di diete o tecniche di allenamento, la formula magica non esiste, la macchina magica non esiste, solo un piano corretto di allenamento-dieta possono dare i risultati cercati.
🔹Dr. Gianfranco De Angelis🔹
🔹TIGER FITNESS CLUB🔹
Via Domenico Scarlatti 35 | San Giorgio a Cremano 80046 (Na)